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CONVEGNO “Il paesaggio montano dalle Alpi cuneesi ai Pirenei: crocevia di culture, popoli e tradizioni

Come quel fiume c’ha proprio cammino
prima dal Monte Viso ’nver’ levante,
da la sinistra costa d’Apennino

(Dante Alighieri, Divina Commedia,
Inferno, canto XVI, 94-96)

Il 19 e 20 gennaio si terrà online il convegno: “Il paesaggio montano dalle Alpi cuneesi ai Pirenei: crocevia di culture, popoli e tradizioni”.

Il convegno, internazionale e multidisciplinare, affronta il tema del paesaggio montano dell’area geografica compresa tra le Alpi cuneesi e i Pirenei, concepito non soltanto come documento della memoria ma anche, e soprattutto, come fattore di connessione tra le popolazioni montane che vi risiedono, come luogo di scambio di culture diverse e tradizioni e come matrice di una nuova comunità transfrontaliera.

Il suo scopo è quello di evidenziare come il comune paesaggio montano possa costituire l’occasione per la nascita di una identità territoriale condivisa e allargata. Il risultato atteso è, pertanto, la costruzione di una nuova consapevolezza del paesaggio montano non più circoscritto alle singole aree geografiche di appartenenza e ai confini nazionali ma basato su una nuova concezione dello stesso inteso come network di idee, progetti e iniziative: per la nascita di una cultura del paesaggio montano in grado di valorizzare e promuovere quelle aree geografiche.

Per partecipare entrare tramite webex nel link : https://unito.webex.com/unito/onstage/g.
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CONFERENZA DANTE ALPINISTA 1921

Pubblichiamo questo articolo relativo Dante Alpinista con questa “chicca” presa dall’archivio Cai Uget del Bollettino di cento anni fa:

Per cortese concessione dell’autore siamo lieti di offrire in lettura ai nostri Soci la bella conferenza tenuta – dall’egregio Prof. Cav. Francesco Vercelli – alla Società Alpina delle Giulie in Trieste e ripetuta nella Sede dell’U.G.E.T. la sera del 1° dicembre 1921.Per mancanza di spazio Pubblichiamo la prima parte, riservandoci di far seguito nel prossimo numero.

Ignoro se alcuno abbia mai pensato di studiare dal lato alpinistico la Divina Commedia. Pure il mistico viaggio dantesco per le bolgia infernali o su per l’erta montagna del Purgatorio si svolge in un ambiente alpinistico per eccellenza, fra petraie, dirupi e strapiombi. La descrizione superba che il Poeta ci presenta è tutta un’esaltazione delle gioie e delle fatiche con cui gli nomini forti temprano, sui monti, le membra e l’anima:

a sofferir tormenti, caldi e geli
simili corpi la virile dispone.
PURG., III, 31.

Il Poeta s’avvia al monte del Purgatorio, che Ulisse nel canto XXXVI dell’inferno così descrive:

n’apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avea alcuna.
INF., XXXVI, I3.

Come l’alpinista nell’accingersi alla scalata d’un monte difficile e sconosciuto si stringe alla sua guida, cosi Dante si accosta a Virgilio:

i’ mi ristrinsi a la fida compagna
e come sarè io senza lui corso?
chi m’avria tratto su per la montagna!
PURG., III, 4.

Tra la Magra e il Varo, da Lerici a Turbia, le scoscese montagne della Liguria presentano dirupi difficili da valicare. Ma la più aspra di queste salite è una comoda scala a confronto di quelle che salgono al santo monte:

Noi divenimmo intanto a piè del monte:
quivi trovammo la roccia sì erta,
che’ ndarno vi sarien le gambe pronte .
Tr a Lerice e Turbia , la più diserta,
la più rotta ruina è una scala,
verso di quella, agevole e aperta.
PURG., III,46.

Ma Virgilio, che sale le vie dell’Inferno, non conosce quelle del Purgatorio. Dinanzi all’erta roccia sta esitante:

“Or chi sa da qual man la costa cala”
disse l’ maestro mio, fermando il passo,
“sì che possa salir chi va senz’ala?”
PURG., III,52.

E rivolto alla timida schiera delle anime, che, impaurite al veder l’ombra di Dante, avevano sospeso il passo, domanda:

“ditene dove la montagna giace,
sì che possibil sia l’andare in suso;
che perder tempo a chi più sa più spiace.”
PURG., III,76 .

La squadra delle anime fortunate si incammina allora verso i due poeti ed è descritta con la celebre similitudine delle pecorelle, così bene appropriata per rappresentare l’atto con cui una comitiva di alpinisti, dopo una sosta, avanza per il dorso dei monti:

Come le pecorelle escon dal chiuso
ad una, a due, a tre , e l’altre stanno
timidedette atterrando l’occhio e ‘l muso;
e ciò che fa la prima , e l’altre fanno,
addossandosi a lei, s’ella s’arresta,
semplici e queste , e lo ‘mperchè non sanno;
si vid’io muovere a venir la testa
di quella mandria fortunata .
PURG., III,79 .

Continua nell’allegato:

Stati di grazia. Walter Bonatti e la natura come esplorazione del sé

Quello di Walter Bonatti è l’archivio di una storia immensa che intreccia temi diversi, a partire dai principali che hanno contraddistinto la sua vita: alpinismoesplorazione e fotogiornalismoimpegno pubblico.

Per tutta la vita, dalle prime scalate ‒ Dolomitigruppo di BrentaMonte Bianco e ancora le notissime K2Gasherbrum IV e Cervino invernale nel 1965 con cui Bonatti termina la fase dell’alpinismo estremo e inizia la collaborazione con il settimanale “Epoca” ‒ alle ultime esplorazioni, Walter Bonatti andò alla scoperta del mondo e di se stesso.

Uno dei possibili fili conduttori (recente oggetto di studio e di mostra) è quello che evidenzia qualche sfaccettatura particolare e nuovi spunti di riflessione su un personaggio che, a dieci anni ormai dalla scomparsa, si dimostra ancora così attuale e radicato nella memoria collettiva.

Continua su:

https://www.memora.piemonte.it/#/percorsi/47