Vi segnaliamo la presentazione del 145° volume della Collana editoriale della
Una testimonianza alpina
Il complesso ecclesiastico di Cantoira dall’XI al XXI secolo
Un libro di Adriano Olivetti, con una nota di Claudio Bertolotto su
Le decorazioni pittoriche e gli arredi dell’oratorio della Confraternita di Santa Croce
Cantoira (TO), chiesa parrocchiale dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
Domenica 19 luglio 2020, ore 16
La struttura del complesso ecclesiastico dei Santi Pietro e Paolo di Cantoira emerge nel panorama dell’architettura sacra per la sua originale articolazione, insita nell’inusuale avvicendamento longitudinale dei diversi stili, prodotto atipico del cambiamento delle espressioni artistiche e delle tecniche costruttive lungo i secoli.
Felice combinazione di chiesa romanica e barocca, l’autore ne propone una lettura in chiave interdisciplinare che, partendo dal suo valore religioso di arte sacra, si estende al suo significato antropologico e sociale. Un “testimone alpino” in grado di mostrare il cambiamento nella rappresentazione del sacro durante lo scorrere dell’ultimo millennio attraverso la successione degli stili architettonici, le vicende storiche, le diverse tecniche costruttive, i riti che si sono succeduti.
Tematica essenziale per la ricostruzione del contesto, la conoscenza del processo di transizione dalle ritualità pagane alla civitas christiana nelle Valli di Lanzo, trattato in apertura del volume sotto molteplici aspetti: dalla difficile ricostruzione della diffusione del cristianesimo nelle aree rurali (con un’interessante notazione sulla “fede da transito” dalla vicina Francia) al mutamento del significato dei luoghi di culto pagani rispetto a quelli cristiani; dalla conversione delle popolazioni alla organizzazione ecclesiale, al legame personale alle pieve a quello territoriale.
Le Valli di Lanzo, a cavallo tra Piemonte e Maurienne e tra Franchi e Longobardi, appaiono nella narrazione del testo via via teatro degli scontri tra nazionalismo ariano e cattolicesimo romano, tra vescovi e marchesi, tra clero secolare e monachesimo. Le grandi abbazie di San Martiniano di Brione, San Mauro di Pulcherada e San Solutore di Torino estendono la loro influenza religiosa e politica fino alle Valli, colmando il distacco iniziale tra evangelizzazione dei centri urbani e delle aree montane.
Viene ben descritto e documentato come tra il XIII e il XVI secolo, l’edificio ecclesiale diventa elemento di consapevolezza di appartenere a un territorio e di essere comunità locale, che può invocare anche autonomia amministrativa. La riforma tridentina riscatta gli edifici sacri dall’abbandono e ne orienta la ristrutturazione secondo la teologia della controriforma, che valorizza tabernacolo, altare, confessionali, fonte battesimale, cimitero, campane (le tre di Cantoira con tonalità differenti). E intanto passano sullo sfondo del libro San Carlo Borromeo, Vittorio Amedeo II di Savoia, Guarini e Juvarra ma anche il parroco don Giovanni Antonio Genta e il barocco rurale della parrocchiale. Fino a giungere ai rimaneggiamenti indotti dal Concilio Vaticano II, che introducono microfoni e riscaldamento, voltano l’altare, archiviano arredi, paramenti, vasi sacri, liturgia, messale, breviario, cappelle e altari laterali, banchi separati tra donne e uomini che, per fortuna, grazie a questo libro non vengono sottratti alla memoria individuale e collettiva.
Prezioso il contributo di Claudio Bertolotto, autore del capitolo Le decorazioni pittoriche e gli arredi dell’Oratorio di Santa Croce e degli approfondimenti contenuti in La chiesa barocca. Altari, dipinti e arredi. Storico dell’arte, seguì i lavori di restauro dell’Oratorio di Santa Croce per le Soprintendenze ai Beni Architettonici e Paesaggistici e ai Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte, insieme all’arch. Giuse Scalva.
Il volume è arricchito da un’Appendice dove viene trattata l’analisi delle apparecchiature murarie del complesso ecclesiastico di Cantoira e di altri edifici risalenti al periodo romanico, ubicati nelle Valli di Lanzo e in aree a esse limitrofe, proponendo un abaco delle murature di 38 schede, utile strumento per la ricostruzione e l’avvicendamento delle diverse fasi evolutive del costruito nello spazio e nel tempo
A presentare il libro il professor Andrea Longhi, professore associato di Storia dell’Architettura e membro del collegio della Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del paesaggio al Politecnico di Torino, che ne ha curato la prefazione: «Potremmo dire – con un luogo comune – che le migliaia di chiese dei borghi rurali e delle aree montane sono i luoghi in cui le comunità locali ritrovano le proprie “radici”. Ma sarebbe un’affermazione riduttiva, perché le storie delle chiese – e in particolare questa di Cantoira – raccontano che dalle radici possono svilupparsi diversi fusti, tanti rami, foglie e frutti. Ogni chiesa non è il semplice sviluppo naturale di radici profonde, o la mera traduzione in architettura di idee tradizionali, ma è il risultato di scelte ben precise assunte – i volta in volta – dalla comunità locale. Ogni parte dell’architettura e delle opere contenutevi (quadri, suppellettili, decorazioni, paramenti ecc.) è l’esito di decisioni prese da committenti consapevoli e preparati, in grado di rispondere in modo innovativo alle sfide culturali, politiche ed economiche poste alla comunità cristiana».